Missione Giornalista

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Correttore di bozze, mestiere di una volta

La lista dei mestieri che stanno sparendo è lunga. Alcuni restano solo nella statuine dei presepi. Non voglio scomodare spazzacamini o calzolai; anzi, cerco di restare coi piedi sulla salda terra del mio mondo, del mio blog. E penso al correttore di bozze. Figura mitica, non ne ho mai conosciuto uno. Ne ho sentito parlare diverse volte, ma non ho mai avuto il piacere di incontrare qualcuno che ha svolto questa professione all’interno di una redazione giornalistica.

Ieri ero alle prese con la correzione delle pagine del primo numero di settembre de Il Gazzettino

Ieri ero alle prese con la correzione delle pagine del primo numero di settembre de Il Gazzettino

Perché parlare del correttore di bozze? Perché ci penso spesso, direi almeno una volta a settimana: quando, cioè, nella redazione de Il Gazzettino siamo in “chiusura”. Significa che stiamo ultimando le modifiche alle pagine: la fase di “cucina” del giornale si sta per chiudere, titoli e foto sono al loro posto. Capita tutti i mercoledì: nel pomeriggio, più o meno, si correggono le bozze. Le pagine vanno in stampa e io per qualche ora abbandono la tastiera del pc e mi armo di penna. E’ un lavoro lungo, che chiede pazienza, energie, concentrazione. Ne va della qualità di tutto il lavoro fatto fin lì.

In quel momento vesto i panni (non solo io) del correttore di bozze. Ieri Il Gazzettino è tornato in stampa dopo la pausa estiva: un numero bello denso, di 24 pagine, tutte da guardare e controllare. Cosa significa correggere le bozze? Come si fa? Esistono dei “trucchi” del mestiere? Come già detto più volte bisogna fare prima di tutto una distinzione: il contenitore fa il contenuto. Correggere la bozza di un articolo per un giornale on line è una cosa molto diversa rispetto a farlo per un cartaceo. Ecco allora che provo, come al solito, a raccontare come lo faccio io.

Prima dedico qualche riga alle tecniche. Ogni tanto mi capita di “surfare la rete” alla ricerca di qualche prezioso consiglio. Se si fa una banalissima ricerca su Google compare una lunghissima lista che alterna siti che offrono corsi per imparare e correggere le bozze (e a fare l’editing) e siti che invece regalano consigli pratici. Quelli più utili che ho trovato, a dire il vero, li conoscevo già: me li aveva insegnati la mia maestra di italiano delle scuole elementari. Semplici “trucchi” per scovare i refusi grammaticali ma non solo.

Esistono trucchi molto specifici, esistono tecniche per cercare gli errori e altre per “segnarli” in pagina nel modo più corretto. Le azioni più comuni, forse quelle più banali, sono:

  • leggere l’articolo o il testo e cercare gli errori
  • rileggere al contrario: far passare sotto i propri occhi tutte le parole, una alla volta. Leggerle come unità autonome e scovare eventuali refusi
  • rileggere ancora una volta non soffermandosi sulle parole ma sul senso, cioè cercare di mettersi nei panni del lettore e cercare “di capire se si capisce”.

A volte il tempo non mi permette di fare tutte queste cose. Per esempio, difficilmente mi metto a rileggere i testi al contrario. Ma il mio compito al Gazzettino non si limita alla correzione dei testi. Correggere una bozza non significa solo scovare un refuso grammaticale, sintattico, logico. Esiste una logica, una grammatica e una sintassi della pagina. Allora, dopo aver letto i testi (articoli, titoli, didascalie), inizia un’altra lunga lista di azioni da compiere per far sì che, come mi è stato insegnato, la pagina abbia un “senso”. Ecco allora alcune indicazioni:

  • controllo i numeri di pagina e le date di pubblicazione riportate in ogni singola pagina
  • controllo che i titoli abbiano un loro “ordine grafico”. Il titolo di apertura deve essere il più grande. A scalare, man mano che si scende sul fondo della pagina, anche titoli, occhielli e catenacci devono ridursi in dimensione
  • sempre a proposito di titoli, oltre ad avere un senso, mi è stato insegnato che ogni riga del titolo dovrebbe avere una sorta di senso autonomo. Del tipo, mai andare a capo spezzando una frase in un titolo
  • le didascalie devono essere coerenti con il contenuto della fotografia
  • presto attenzione alle firme in pagina: cerco di non far ripetere nella stessa pagina la stessa firma più volte, sfruttando le forme abbreviate

Qui ho detto solo alcune delle mille cose che andrebbero fatte. Si potrebbero aprire altri mille capitoli a proposito dei titolo, delle immagini e delle fotografie. Degli elementi di paratesto come per esempio delle illustrazioni (grafici, tabelle, ecc ecc). Per me corregge una “bozza” significa tutto ciò. Come ho già detto più sopra, è un lavoro lento, poco rock, che chiede dedizione e concentrazione. Gi errori che commetto più facilmente sono talvolta molto banali: spesso mi capita di non accorgermi che al posto di una doppia c’è in realtà una tripla (errore di battitura, del tipo “bottto” invece che “botto”). Oppure mi sfuggono accenti e apostrofi, o ancora i “doppi spazi”.

Chiudo con due consigli. Il primo: non abbiate paura di farvi aiutare anche dal pc. Dopo aver passato la bozza (insieme ad altri colleghi) e dopo aver corretto la pagina anche nel sistema editoriale, utilizzo comunque il correttore che il programma mette a disposizione. Spesso mi accorgo di essermi perso qualcosa per strada. Non lasciate che il computer sostituisca completamente il vostro lavoro, ma al termine di questo chiedetegli un piccolo ultimo aiuto. Secondo consiglio: armatevi di un dizionario. Quando correggo le bozze mi vengono spesso e volentieri dubbi, anche stupidi e banali. Il fedele dizionario che ho sullo scaffale a fianco della scrivania è spesso un alleato più prezioso del correttore automatico che ho sul computer.

Buon lavoro!

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