Non ho dovuto frugare nemmeno tanto in vecchi e impolverati scatoloni. L’ho trovato comodamente al mio fianco. A destra della mia scrivania, in redazione, ho uno scaffale che trabocca di ritagli, di pagine di quotidiani e di vecchi giornali, per giunta anche un po’ ingialliti. Era proprio lì, sotto tutto, sotto tutte le centinaia di copie che un po’ gelosamente continuo a custodire. E’ la copia del numero di marzo 2007 de “Il Diario del Nordmilano”, quella su cui ho pubblicato il mio primo articolo da giornalista. Ecco dunque, questo mese di marzo si chiude per me con un anniversario che reputo importante: da dieci anni a questa parte mi dedico a questo mestiere che mi ha preso e restituito tanto e che ancora oggi amo e per il quale mi sento profondamente e sinceramente fortunato.
Lo ricordo bene quel giorno. Intendo quello in cui uscì quel numero di marzo. Non sapevo ancora cosa avrei voluto fare nella vita, ma quella sensazione di tenere in mano quell’ammasso di fogli di carta pieni zeppi di testi e foto, mi fece stare bene. E’ una sensazione che provo tutt’oggi quando corro in edicola per comprare uno dei giornali per cui scrivo, curioso di vedere il “prodotto” del mio lavoro, di conoscere il risultato finale.
Il Diario del Nordmilano era un settimanale free press che veniva distribuito nella casella della posta dei Comuni del Nordmilano. E’ in un certo senso l’antenato de Il Gazzettino Metropolitano, il giornale per cui lavoro oggi, ma anche del “mio” Nordmilano24. Entrai in contatto con la redazione del Diario per motivi di studio: scelsi di fare la tesina di Laurea triennale con il professore del corso di Laurea di Antropologia dei Media. E “studiai” proprio il caso del Diario per provare s spiegare come un giornale locale può agire a livello sociale sulla popolazione. In pratica provai a spiegare, sfruttando alcune teorie che ancora oggi ricordo ma che è inutile che vi spieghi qui, che il fatto che nel giornale si scrivesse “Nordmilano” aiutava i lettori a rendersi conto di un cambiamento “politico” in corso, cioè del fatto che i cittadini di Cinisello, Sesto, Cormano e via dicendo, non erano più solo cittadini dei loro Municipi ma bensì cittadini del Nordmilano, di una delle aree omogenee che la politica provinciale e regionale stava coniando a partire dal 2000.
Il Diario mi arrivava in casa. E io andai in casa sua. Bussai alla redazione, incontrai un giovane giornalista a cui ancora oggi devo molto, il quale mi raccontò del giornale e mi offrì ampie disponibilità di collaborazione per la stesura della mia tesina di Laurea. Non feci fatica: sfruttai quella chiacchierata e anche le successive per raccogliere il materiale di cui avevo bisogno. E dopo la Laurea capitò che furono proprio i giornalisti del Diario a contattarmi per scrivere di me e del mio risultato, partendo proprio dal fatto che il loro giornale era diventato materia di studio. E per di più si era anche beccato un bel 110 e lode.
Da cosa nasce cosa. Si dice così, no? E da quegli incontri nacque la mia voglia di provare a scriverci per quel giornale. Cominciai da quello che avevo sotto il naso, o meglio, sotto casa. E quindi dai lavori per la realizzazione della metrotranvia di Cinisello. E dalla possibile scoperta di reperti storici durante gli scavi. Ricordo che l’idea piacque alla redazione, ricordo i miei sopralluoghi sul cantiere e anche le prime telefonate al Comune. E ricordo anche di essermi messo al pc per scrivere. Pochi minuti, avevo già tutto in testa. Le dita andarono da sole.
Ora eccomi qui. Tanti auguri a me. E grazie alle persone che ho incontrato dieci anni or sono, che si sono fidate di me, che mi hanno fatto imparare ma soprattutto amare questo mestiere che reputo il più bello del mondo.
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