Come si diventa giornalista professionista? Non ve lo racconto io. Ancora una volta “prendo in prestito” le parole di un’amica e collega che si è gentilmente prestata a raccontarsi qui, su Missione Giornalista. Ecco allora l’esperienza di Ilaria Blangetti, piemontese che ho conosciuto al Corso di Perfezionamento in Giornalismo sportivo frequentato a Milano tre anni or sono. La storia di Ilaria può essere d’aiuto per molti che sono nella sua (e anche nella mia) condizione e che aspirano a diventare professionisti. Come farlo? Approfittando della possibilità del “ricongiungimento” messa a disposizione dall’Ordine. Qui il suo racconto. Prendete nota! Ecco la prima parte del racconto di Ilaria.
Diventare giornalista professionista? Un sogno. Per me è sempre stato così; un’aspirazione ma ancor prima un sogno che, visti i tempi che corrono (come dicono le nonne), a tratti è sembrato irraggiungibile. Il praticantato “vecchio stile”, necessario per accedere all’esame di idoneità professionale, è ormai una chimera ma, fortunatamente, sono nate altre possibilità per chi, come me, lavora come giornalista tutti i giorni, tutto il giorno.
Intanto mi presento: ho 30 anni e da quasi cinque anni collaboro con la redazione cuneese de La Stampa e con uno studio associato di giornalisti che si occupa di comunicazione aziendale, giornali di settore e service giornalistici. Insomma, il giornalismo è la mia vita. Per arrivare al tanto agognato esame, quindi, dopo 8 anni di iscrizione nell’elenco dei pubblicisti, ho sfruttato l’occasione, nuova nel panorama giornalistico, del “ricongiungimento” pensato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti proprio per “garantire l’accesso al professionismo di quei pubblicisti che esercitano l’attività giornalistica in maniera prevalente e sono titolari di rapporti di sistematica collaborazione retribuita con periodici e quotidiani stampati, audiovisivi, telematici e uffici stampa. A costoro, vista la difficoltà a ottenere il praticantato aziendale, si garantisce l’accesso all’esame di idoneità professionale attraverso un iter di ricongiungimento lineare e trasparente”. Tra i criteri da rispettare quello di essere iscritta all’elenco pubblicisti almeno da 5 anni e l’aver “esercitato in maniera sistematica e prevalente attività giornalistica retribuita per almeno 36 mesi nel quinquennio precedente, di cui 18 nell’ultimo triennio”. Preparata la documentazione e presentata all’ordine regionale di appartenenza, il consiglio mi ha ricevuto in audizione per capire meglio la mia situazione occupazionale: il colloquio è improntato soprattutto su un aspetto, verificare che il candidato lavori sistematicamente e quotidianamente come giornalista.
Riconosciuta la mia situazione lavorativa sono stata iscritta al registro praticanti in modo retroattivo, ma un ultimo passo mi aspettava prima di poter iniziare l’iter per l’esame. Un corso online apposito per il ricongiungimento (a questo link trovate tutte le info: cliccate qui) e un corso frontale di 8 ore. Così era tutto pronto, non rimaneva che dare l’esame… e qua inizia il difficile. In molti vi diranno che è sufficiente stare attenti all’attualità e fare ciò che fate tutti i giorni, ossia scrivere. Sì in fondo è così, ma solo in fondo. È un esame e provoca ansie, paure, timori e dubbi. E soprattutto mette a dura prova i nervi, già stressati da un percorso comunque lungo e difficile. In quei mesi l’esame diventa il centro del mondo, una ragione di vita e ogni mattina quando ti alzi almeno un pensiero (sempre che tu non l’abbia già sognato durante la notte…) è rivolto a quella fatidica giornata. Per me era il 28 ottobre 2014.
Come preparare l’esame? Innanzitutto per accedere all’esame siete obbligati alla frequentazione di corsi di formazione o di preparazione teorica a distanza. Nel mio caso ho scelto di partecipare al corso di Fiuggi: una settimana impegnativa con docenti che illustrano buona parte delle materie e, cosa molto utile, due simulazioni d’esame, una al vostro arrivo e una prima di ripartire (sul sito dell’Odg ci sono tutte le informazioni, il corso è programmato per la sessione autunnale e per quella primaverile ed ha posti limitati). Ma il nucleo della preparazione, la parte più difficile di tutto l’iter è l’organizzarsi in autonomia tra studio e lavoro. Dettarsi i tempi, non farsi prendere dallo sconforto e non farsi influenzare dal malcontento di chi non ce l’ha fatta. Un consiglio? Ho avuto la fortuna di conoscere a inizio percorso una collega che è poi diventata una perfetta “compagna di studio”: in due è più facile, quand’ero stanca io era in forma lei, quand’era giù lei cercavo di confortarla io e quando eravamo “fuori fase” entrambe… beh, ci consolavamo a vicenda. Condividere le paure è il miglior modo per allontanarle e, soprattutto, il tempo passa più veloce perché, parliamoci chiaro, studiare dopo il lavoro è una vera tortura.
Cosa studiare? Ho utilizzato i libri del ricongiungimento e il libro “Giornalista italiano”: le materie d’esame spaziano dalla procedura penale al diritto costituzionale, dalla deontologia professionale alle norme sulla stampa. Studiate in modo molto critico, aggiornatevi e leggete i giornali, intensificando la prassi almeno due settimane prima dell’esame. Questo sarà fondamentale per affrontare la prova scritta.
Presto vi racconterò l’esame nel dettaglio, sperando sia utile a chi sta per iniziare questa avventura!
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