Missione Giornalista

Il contrario della guerra non è la pace, è la creazione (Rent, il musical)

Un giornalista in missione…

Magari vi sembrerà tutto programmato, in un certo senso premeditato. Un riuscito gioco di parole che col senno di poi… E invece no. Giuro, non ci avevo pensato. Questo blog è nato quando l’idea di partire per la missione era ancora un desiderio da esplorare. Ora però, a pochi giorni dalla partenza, devo dire che calza proprio a pennello.

Questo è il mio!

Era maggio del 2014. Nel mio primo post scrivevo così: “Cosa vuol dire ‘fare il giornalista’? Io vi posso dire come io faccio il giornalista. Ecco: da qui nasce l’idea di dare vita a questo spazio, a questo blog. Un diario per raccontare la mia vita professionale. Per raccontarla in primis a me stesso. E in secondo luogo alle persone che possono essere interessate a capire qualcosa in più di questo ‘mestiere’. Racconto di me, di quello che faccio durante il giorno, di quello che scrivo, vedo, fotografo, penso. Perché il mio modo di fare il giornalista, di vivere la professione, è molto diverso da quello di altri colleghi: è diverso da chi per esempio è chiuso nella ‘cucina’ della redazione; da chi fa l’addetto stampa o lavora per un’agenzia di comunicazione. E’ mio, punto e basta: ma ho scoperto da poco il piacere di farlo diventare anche un po’ vostro, cioè delle persone che leggeranno questo blog. Accanto a questa ‘mission’ più di intrattenimento in questo blog proverò anche a fornire informazioni utili a quelli che si cogliono avvicinare alla professione, sia dal punto di vista pratico che da quello dei consigli. Raccontare è sempre un modo per rendere partecipi gli altri, magari anche informare e formare. Ma è anche uno strumento molto utile a me stesso, per mettere ordine, per fare chiarezza. E oltretutto è un ottimo modo per aggiungere una medaglia (nel linguaggio tecnico dovrei dire “skill”, vero?) al mio curriculum”.

Beh, certo, quella del giornalista per me è sempre stata una vera missione: non solo un lavoro, non solo una passione, molto di più di questo messo tutto insieme. Ancora oggi amo questo mestiere e mi gratifica davvero molto il modo con cui lo faccio e mi piacciono le testate su cui finisce la mia firma.

Ora però qualcosa cambierà. Sto per partire, per la missione. Sarò un giornalista in missione: a San Paolo, nell’omonimo Stato del Brasile, a circa 12 ore di volo da casa. Parto insieme a Chiara e alla piccola Matilde per 3 anni di servizio di volontariato speso per il Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) e l’Ong brasiliana Conosco. Se volete sapere qualcosa di più, cliccate qui.

Ma che ne sarà del mio lavoro? Cercherò di portarlo avanti. Non solo provando a tenere qualche collaborazione con le testate italiane con cui già lavoro. Ma anche facendo diventare proprio il mio essere giornalista uno strumento attraverso il quale passerà la mia missione (volontaria e gratuita). Metterò a disposizione le mie competenze (quelle poche che ho) sia per il Pime (che in Brasile, come in Italia, edita alcune riviste missionarie che sono uno strumento di diffusione della cultura della mondialità e della missionarietà), sia per la Conosco (implementando i loro strumenti di comunicazione e informazione).

Questo è quanto. Proverò, insomma, a fare il giornalista anche in missione. Con tutti i miei difetti, tutte le mie lacune, tutti i miei limiti. Ma con la grande passione che questo mestiere ancora oggi sa darmi e molto probabilmente mi darà ancora e ancora. Ci sentiamo dal Brasile!

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