Sono stato a Berlino tre volte nella mia vita. La prima volta con Chiara. Era il 2009, se non ricordo male: volo low cost, ostello, quattro giorni in giro a zonzo per la capitale tedesca all’insegna della “spending review”. Ci sono tornato per lavoro nel 2012: partenza da Milano alle 21 di domenica, arrivo a Berlino, nanna, sveglia, conferenza stampa in aeroporto e imbarco alle 16. “Toccata e fuga” sarebbe una costruzione linguistica eufemistica.
Ci sono tornato due settimane or sono: TTG Italia mi ha “inviato” al viaggio stampa organizzato da Germawings, VisitBerlin e Grand Hyatt Berlin sotto l’attenta e precisa supervisione di Martinengo (agenzia di pr e comunicazione italiana). Tre notti, quattro giorni, nel cuore della città del muro. In cui ho fatto quello che altrimenti non avrei mai fatto.
Ecco allora che, come in questa occasione, un viaggio di lavoro si tramuta in una reale e concreta possibilità di vivere una città in modo diverso, di respirarla “al contrario”. Ripeto: l’essere inviato di una testata giornalistica, e quindi l’essere in qualche modo ospite d’eccezione, mi ha dato l’opportunità di fare cose che altrimenti non avrei fatto se fossi stato il “solito” turista. Di vedere sotto un’altra luce una destinazione: e, non lo nascondo, mi sono gustato tutti i momenti e voglio qui condividere con voi queste “differenze” per cercare di descrivere un altro modo per essere turista in viaggio nel mondo.
Per prima cosa ho volato quasi in prima classe: giro di parole per indicare il mio viaggio sul volo Germanwings (da Milano Linate a Berlino Tegel). Tariffa smart ovvero, prime file, più spazio tra un sedile e l’altro, snack a bordo. Servizio attento e preciso della crew. Mi era capitato solo un’altra volta, sempre in occasione di una “missione di servizio”. Altrimenti, se fosse dipeso dal mio portafoglio, avrei volato con la più economica delle low cost, incastrato nel solito sedile stretto, con le hostess che passano solo a controllare che tu abbia allacciato la cintura di sicurezza. Atterraggio a Tegel, trasferimento verso l’hotel in taxi privato: da quando ho ritirato il bagaglio a quando sono entrato in stanza saranno passati 40 minuti. Altrimenti, se fosse dipeso dal mio portafoglio, avrei passato qualche minuto a caccia di un mezzo pubblico: a cui avrei dovuto sommare altri minuti per la ricerca e l’acquisto del biglietto.
Gran Hyatt Berlin. Ho girato diversi hotel nei miei “viaggi stampa”. Uno così non l’avevo mai visto. Ci era stata riservata una camera al settimo piano, quello a cui era possibile accedere solo inserendo la tesserina della stanza nell’apposita fessura dell’ascensore. Stanza di 50 metri quadri, televisore in bagno. Una serie di servizi di benvenuto che nemmeno vi sto a elencare. Una spa panoramica all’ultimo piano, con sauna, piscina, zona relax e palestra. Il tutto in pieno centro: Marlene Dietrich Platz 2. Un affaccio sullo Stella Musical Theatre. Dalla mia stanza a Potsdamer Platz ci volevano 2 minuti a piedi passando davanti ai più bei locali (ristoranti e centri commerciali) di Berlino Mitte. Nelle mie corse mattutine raggiungevo, in meno di 5 minuti, la Porta di Brandeburgo, il memoriale dell’olocausto e i viali alberati del Tiergarten. Altrimenti, fosse dipeso da me, mi sarei infilato in un bell’ostello o in un semplicissimo hotel: non per forza nell’estrema periferia ma di sicuro a qualche fermata di metro dai siti di interesse maggiore. Avrei impiegato un paio di ore dall’aeroporto per raggiungere la mia stanza senza tv in bagno e frutta fresca sul tavolino (per non parlare della spa e della piscina).
Tre giorni belli. Che di per sé rischia di essere un aggettivo sterile, vago. Ma credo basti, credo sia efficace. Tre giorni in cui ho fatto diverse esperienze e ho visto diverse cose. Ne segnalo due in particolare: la prima è il tour su due ruote con gli amici di Berlin on Bike. Adrian, la nostra guida (francese con origini italiane), ci ha guidato per due ore e mezza sotto la pioggia lungo l’ormai ex striscia della morte. Cioè seguendo la linea dove solo 25 anni fa sorgeva ancora il fatidico muro che tagliava in due la città e che è stato il simbolo della Guerra Fredda. La seconda è il safari alla guida della mitica Trabant. Non una semplice automobile storica, bensì il simbolo della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, ovvero l’immagine dell’imprinting socialista della Germania e della Berlino dell’Est. Marco, italiano residente da qualche anno in Germania, è stato il nostro cicerone: il Trabi World organizza tour di due ore dove i viaggiatori si mettono alla guida delle vecchie Trabant, ne assaggiano il cambio e la ripresa, e si gustano la città dall’abitacolo. E’ come fare un salto nel passato: ci si sente un po’ più tedeschi dell’epoca, ci si cala un po’ nella parte. Spostare con forza la leva del cambio che si trova di fianco al volante fa allineare il cuore ai sentimenti di questa città storica che mi affascina da morire. Due viaggi, due esperienze davvero interessanti: dove le guide hanno vestito i panni della ciliegina sulla torta. Sono state quel “plus” inaspettato, forse ingiustamente. Ci hanno regalato (a me e ai miei colleghi) aneddoti, storie, dettagli. Altrimenti, se fosse dipeso dal mio portafoglio ma anche dalla mia voglia, avrei girato Berlino sfogliando le pagine di una guida ingiallita. O inseguendo i commenti di una qualche app di tendenza. Avrei noleggiato una bicicletta e mi sarei messo, da solo, a caccia del muro. Non avrei mai pagato una guida e tanto meno mi sarei concesso un superfluo tour su quattro ruote.
Ecco. In questi quattro giorni berlinesi ho fatto davvero tante cose che non avevo fatto nelle mie esperienze passate. Qual è il senso di questo post? Non lo so nemmeno io forse. Non è l’elogio della comodità, tantomeno la lode di una quattro giorni da nababbo. E l’apprezzamento di un turista-viaggiatore-giornalista che non pensava di poter essere affascinato da un tour guidato. E’ la meraviglia di aver incontrato guide preparate e capace di attrarre e incuriosire. E’ lo stupore di un turista-viaggiatore-giornalista che ora potrà raccontare (come in parte ha fatto qui) Berlino sotto una nuova luce. Aggiungendo nuovi dettagli, mettendo quel “di più” che mi fa dire che la mia semplice esperienza non sarebbe bastata e non sarebbe la sola per visitare una città come Berlino. Non è una questione di voti, di giudizi: non dico che alloggiare in centro città è meglio che risiedere in un ostello al bordo della ferrovia. Non dico che seguire Adrian in bicicletta sia meglio che perdersi, con gusto, in una delle città più belle del mondo (per me la più bella d’Europa). Non lo dico. Provo a raccontare la differenza.
Berlino è una città magnifica e incredibile.
Capace di plasmarsi e rendersi diversa ad ogni sguardo.