Avevamo cominciato questo racconto da una domanda: come diventare giornalisti? O meglio, come diventare giornalisti pubblicisti e ottenere il primo tesserino? Come già anticipato nella prima puntata, ho deciso di non raccontarlo io. Ma di farlo raccontare da Monica che è alle prese con questo primo step, cioè sta cercando di ottenere il tesserino da pubblicista e quindi di essere iscritta all’Albo professionale dell’Ordine dei giornalisti nell’elenco dei pubblicisti. Se vi dovessi dire tecnicamente come si fa, la via più semplice è dare un occhio a questo link. Altrimenti, se volete un po’ di poesia, ma anche un po’ di dettagli, eccovi la seconda parte del racconto di Monica.
Rieccoci. Dopo avervi raccontato il momento in cui ho cominciato a dedicarmi alla stampa locale, ora veniamo al dunque, cercando di capire la procedura per ottenere il tanto atteso tesserino. Come si diventa pubblicisti? Prima di tutto, si scrive! La risposta può sembrare scontata, ma nella pratica, scrivere non è una passeggiata. Per questo, dedicherò questo mio intervento su Missione Giornalista a tutto ciò che riguarda gli articoli. Bisogna innanzitutto trovare una redazione che permetta di farlo e soprattutto, che sia una redazione ‘vera’, regolarmente registrata (all’Ordine come in Tribunale).
Un consiglio? Fate capire che ci volete provare davvero. Se il giornale è un settimanale (come nel mio caso) e ci si fa vedere una volta al mese, a lungo andare diventa difficile farsi assegnare articoli, e di conseguenza avere ‘lo stimolo’ a impegnarsi. Tra l’altro, si perderebbe del tempo perché all’Ordine bisogna dimostrare di aver pubblicato (con proprio nome, sigla, pseudonimo o non siglate ma ‘certificate’ dalla redazione) almeno 60 articoli nell’arco di due anni, dal mese che precede la presentazione della domanda per il tesserino. Forse, per rispettare le scadenze della stampa, qualcosa bisognerà sacrificare. Nel mio caso, essendo studentessa di Scienze Internazionali, lavoratrice saltuaria, volontaria e ‘giornalista’ free-lance, ammetto che a volte mi trovo con l’acqua alla gola. Ma cerco comunque di essere sempre più o meno presente quando la redazione de Il Gazzettino di Sesto San Giovanni mi ‘invia’ a intervistare. E devo dire che sono contenta anche quando sono ‘incasinata’, perché so che alla fine del percorso raggiungerò l’obiettivo che mi sono posta.
Bisogna fare attenzione alle redazioni che dicono di far diventare pubblicisti senza pagare le pubblicazioni al free-lance: non si diventerà mai nulla. Tutte le pubblicazioni infatti, devono essere pagate dopo aver firmato la notula di pagamento mensile. Altrimenti la pubblicazione, che può benissimo essere la migliore della storia, non sarà mai considerata valida per il raggiungimenti dei 60 pezzi di cui parlavo poco fa.
Al di là del tesserino (di cui non tutti pensano che abbia poi una grande utilità sul piano professionale), scrivere serve prima di tutto a impratichirsi con i media, a imparare i modi migliori per esprimersi con chiarezza avendo i limiti imposti dal numero di battute, a fare una sintesi del materiale che si raccoglie e, come mi hanno detto tante e tante volte in redazione, capire qual è la notizia. Importantissimo anche capire le proprie attitudini. Io ad esempio, sono partita con piccoli pezzi, uno sugli oratori estivi e l’altro sull’inaugurazione di un negozio di quartiere; e pian piano la redazione mi ha fatto provare le varie ‘sezioni’, dandomi l’opportunità di parlare del Patto di Stabilità, delle carriere femminili, dei consiglieri comunali e molto altro.
Last but not least, più si scrive e più s’impara a riconoscere potenzialità e limiti; soprattutto se, come nel mio caso ma non solo, non si viene da corsi o scuole di giornalismo. Grazie ancora per avermi letto, e grazie ad Andrea che mi fa scrivere qui sul suo blog. Prossimamente vi racconterò quali procedure bisogna seguire a livello burocratico e amministrativo per fare richiesta all’Ordine.
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Bravissima Monica!posso farti una domanda?Tra e la redazione che tipo di contratto c’era?Grazie
Ciao Denise, grazie! In realtà non è necessario essere assunti per collaborare con una redazione. L’importante è che ogni mese la redazione ti faccia compilare una ricevuta per gli articoli scritti, e che vi sia sempre retribuzione nei due anni (almeno) di attività pubblicistica richiesta.
Ciao Monica, bell’articolo. Una domanda da estraneo a questo mondo (fin’ora almeno): che vantaggi dà avere il tesserino? Grazie.