Auguri, anche se in ritardo. Non mi sono dimenticato, avevo semplicemente da fare, anche per te. Caro il “mio” Giorno, con circa 24 ore di ritardo ti faccio gli auguri per il tuo 60esimo compleanno. Correva l’anno 1956, ed era il 21 aprile. I milanesi trovarono in edicola la prima copia del nuovo quotidiano che in qualche modo ruppe gli schemi dell’epoca. Una ventata di novità, un tocco di originalità nel mondo del giornalismo nostrano: i libri sul tema (ricordo quelli letti e studiati negli anni dell’Università per gli esami di Storia del giornalismo) sono ricchi di dettagli, anche tecnici, che narrano come Il Giorno creò una spaccatura con il passato.
Come si legge su Wikipedia, “il giornale era diretto a tutti quei milanesi che non amavano il Corriere della Sera e soprattutto disdegnavano quel suo crisma di ‘ufficialità’. Per questo Il Giorno doveva sempre cercare di stupire ed essere alternativo, dissacrante. Baldacci, il direttore, amava dire ai suoi collaboratori: ‘Se abbiamo fatto una prima pagina uguale o simile a quella del Corriere dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato’”. Contenuti nuovi, una scrittura meno aulica, più vicina al “popolo”. Esemplare è l’abolizione della tradizionale terza pagina culturale. La cultura è spostata nella seconda parte del quotidiano, prima degli spettacoli. All’interno, è prevista una pagina intera di economia e finanza: è il primo quotidiano d’informazione a farlo. E poi le firme. Solo per dirne una, Gianni Brera: a lui furono affidati i servizi sportivi, alla sua penna fine, al suo modo nuovo di scrivere e alla sua capacità di trascinare i lettori nella storia.
Non voglio qui fare una celebrazione sterile di questi 60 anni di storia, che per altro conosco davvero molto poco. Mi piace pensare però, e non perché Il Giorno è uno dei quotidiani per i quali collaboro (il primo quotidiano in cui ben 8 anni fa è comparsa la mia firma, quel giorno non lo dimenticherò mai), che il giornale meneghino abbia custodito nel tempo e abbia ancora oggi quell’aura speciale che lo distingue dai competitor. Certo, le cose sono cambiate rispetto al 1956, ed è altrettanto vero che negli anni anche l’illustre Giorno ha perso lettori e lasciato copie per strada. Ma è uno dei pochi quotidiani in Italia (insieme a quelli del gruppo Qn della Poligrafici editoriale) a puntare molto sulla cronaca locale, a cercare di dare al lettore non solo le più importanti notizie internazionali e italiane ma a regalargli, tutti i giorni, le più rilevanti notizie provenienti dalla sua città e dal suo territorio. Una scelta, quella di puntare sul giornalismo locale e di avere una rete di professionisti sul territorio, che spesso lo pone sul piedistallo dei quotidiani capaci di incontrare la curiosità del lettore.
Buon compleanno caro Giorno, continua così…
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