Abbiamo un primo ministro giornalista. La storia contemporanea è costellata di contatti tra il mondo della politica e quello del giornalismo: sono molti, soprattutto negli anni più recenti, i giornalisti che sono diventati politici di professione. Ma i fatti di questi ultimi giorni, la vittoria del No al Referendum, le dimissioni del premier Matteo Renzi e le scelte del Presidente della Repubblica Mattarella, ci hanno “consegnato” un presidente del Consiglio dei Ministri che è anche giornalista professionista.
Discendente di una famiglia di nobili (i conti Gentiloni Silveri di Filottrano, Cingoli e Macerata), Paolo Gentiloni frequenta il liceo Tasso a Roma e lì inizia la sua “militanza” politica: si avvicina al Movimento Studentesco e poi entra nel Movimento Lavoratori per il Socialismo. Come si legge su Wikipedia, “nella sinistra extraparlamentare incontra Ermete Realacci e Chicco Testa. Grazie a Chicco Testa, Gentiloni ottiene nel 1984 la direzione della Nuova Ecologia, mensile di Legambiente, che mantiene fino al 1993. Dal 1990 è giornalista professionista”, anzi più precisamente è iscritto nell’elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti del Lazio dal 15 febbraio di quell’anno.
A proposito di comunicazione, Gentiloni è stato ministro delle Comunicazioni, ruolo ricoperto nel governo Prodi, dopo essere stato anche presidente della Vigilanza Rai. Qualcuno lo definisce come uno “dei massimi esperti in Italia di comunicazioni e in particolare comunicazione politico-televisiva. Gentiloni conosce i ‘media manager’ di tutto il monto e ha vissuto in prima persona lo sbarco in Italia di Rupert Murdoch (e quindi di Sky, con la rottura del duopolio)”.
FOTO DA ANSA.IT December 2016. ANSA/CLAUDIO PERI
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