Viaggiare mi piace e, se non si fosse capito, amo molto anche pedalare. Poter fare le due cose insieme è una cosa fantastica: scoprire posti nuovi sui pedali mi affascina, mi intriga, mi fa venire voglia di mettermi in sella ancora e ancora. Di turismo, poi, mi occupo anche a livello professionale e così finisce spesso che un viaggio o un’esperienza fatta a livello personale, magari con qualche amico, finisca per diventare spunto o soggetto di un servizio giornalistico. Succede anche qui, sul mio blog, proprio nella sezione “Viaggi di lavoro e non solo”: dove questa volta vi racconto di una bella pedalata in Val Duron, in Trentino.
Mi capita spesso di “finire” dalle parti della Val di Fassa, uno dei gioielli dell’Alto Adige, ai piedi del gruppo del Sella, una valle che si inchina di fronte al Pordoi e dalla quale si possono ammirare i massicci del Sassopiatto e Sassolungo e persino sua maestà la Marmolada. Ci sono tornato nella settimana di Capodanno con un gruppo di amici. E visto che la neve un po’ scarseggiava, oltre a un bel giro sugli sci verso la Val Gardena, abbiamo anche deciso di pedalare e camminare. D’altronde, con la neve in ritardo, le valli e i consorzi turistici (e in questo il Trentino è una delle eccellenze nostrane) si stanno attrezzando per offrire prodotti che vadano oltre lo sci: ecco allora che anche in inverno si può andare in bicicletta oppure camminare.
A proposito di due ruote, ho fatto scoprire a qualche amico la bellezza di pedalare in sella a una ebike, o meglio a una mountain bike a pedalata assistita: sulle nostre Ktm ci siamo spinti in Val Duron, salendo dal centro di Campitello. In pratica, abbiamo replicato in versione invernale uno dei tour in mountain bike più belli e famosi di tutta la valle. Si parte dal centro del paese puntando verso il rifugio Micheluzzi, inerpicandosi sulla strada forestale che ha punte al 24 per cento di pendenza, ma che grazie al motore Bosch delle biciclette diventa una gradevole passeggiata. A tratti il largo sentiero sterrato si addolcisce e poi all’improvviso si giunge al rifugio e all’imbocco della valle. Una volta arrivati al Micheluzzi si gode lo spettacolo della Val Duron, una valle fatata, incantata, con gli scorci del Sassopiatto e del Catinaccio baciati dal sole, con le baite che sorgono ai bordi del sentiero che pianeggiante hanno il colore ruvido del legno invecchiato e stanco (fermatevi per un tè caldo alla Lino Brach), con i Denti di Terra Rossa che spuntano come fauci. Uno spettacolo unico!
Bici, ma non solo. Abbiamo anche camminato: certo il freddo si fa sentire, ma un buon abbigliamento tecnico permette di non soffrire le temperature al di sotto dello zero e quindi di godersi la montagna con qualche spolverata di neve. Con lo stesso manipolo di amici abbiamo affrontato la salita verso il Rifugio Gorza, in cima alla Porta Vescovo, una delle vette più famose della zona. Siamo saliti in auto dalla Val di Fassa verso il Lago Fedaia, dove c’è l’omonimo passo. Abbiamo abbandonato le nostre vetture proprio ai piedi del lago ghiacciato e abbiamo imboccato il sentiero sul versante sinistro della montagna (guardando il lago e lasciandosi la Val di Fassa alle spalle). Dai piedi della montagna si vede la cima della Porta Vescovo e l’arrivo della funivia utilizzata dagli sciatori. Il sentiero sale “aggressivo” ma se lo si affronta con calma non è troppo impegnativo: ci vuole poco più di un’ora di cammino per ritrovarsi in cima a gustare il paesaggio (e le specialità del Luigi Gorza), passando nevai e tratti ghiacciati. Altro spettacolo unico!
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