Vi siete mai chiesti: “Come mai io sono nato qui?”. Io sì. E con “qui” intendo in Italia, a Milano, in questo secolo, in questi anni, in questa vita, in questi panni. Con i miei genitori, nella mia condizione. Perché? Se lo sarà mai domandato Ranon? Credo di sì. E credo che lo abbia fatto anche più volte. Perché lui è nato più volte. Sì, e questa è la sua storia, la storia di Ranon. La storia del ragazzo che è nato tre volte e che ha vissuto tre vite.
Ranon Phal, all’anagrafe cambogiana. L’ho incontrato per la prima volta proprio in terra khmer: avevo già sentito parlare di lui diverse volte ma in quell’estate del 2011, quando tornai per la seconda volta a Phnom Penh, lo vidi letteralmente incastrato in una stupa, tutto intento a dipingerne gli scomodi interni. Fu un incontro “di spalle”. Vidi solo la sua schiena, così prima di vederlo in viso conobbi i suoi disegni, il suo pennello, i suoi tratti.
Ranon nacque per la prima volta in Cambogia. Venne alla luce, dal grembo di sua madre, il 7 gennaio del 1991. Il giorno dopo l’Epifania per noi del Mondo Occidentale. Il Giorno della Vittoria per il popolo cambogiano, che ricorda proprio il 7 gennaio la caduta del regime di Pol Pot nel 1979. Una sorella gemella, due fratelli, Ranon è nato in quel di Battambang, cittadina del Nord. A due anni si trasferì con la sua famiglia in Vietnam perché il padre volle avvicinarsi al nonno che aveva problemi di salute. Dopo due anni in terra vietnamita la famiglia Phal decise di fare ritorno in Cambogia nel villaggio di Banteay Meanchey. Dove visse fino al 2003, anno in cui New Humanity, ong emanazione del Pime (il Pontificio istituto missioni estere) chiamò la famiglia di Ranon a Kampong Chhnang: l’organizzazione propose infatti alla madre di Ranon un lavoro come cuoca e al padre uno come custode della sede. “Anni belli”, ricorda Ranon con un sorriso.
A 18 anni la vita di Ranon subisce un nuovo scossone. Questa volta destinato a lasciare il segno, profondo, per sempre. Gli viene diagnosticata una leucemia: leucemia mieloide acuta. Detto così, in poche parole, potrebbe far pensare a una scoperta rapida: ma la Cambogia è un Paese lento. E così anche la diagnosi della malattia di Ranon fu lenta e sofferta. “Non stavo bene: ero sempre stanco, dormivo, i facevano male le ossa. E poi cominciai a peggiorare: c’erano giorni in cui non riuscivo a vedere nulla, mi si oscurava la vista”. Ranon viene “spostato” all’Ostello Santa Elisabetta, un centro di accoglienza per malati nella capitale cambogiana. In Cambogia cominciò le sue cure ma fin da subito le missionarie laiche legate al Pime (Cml, Comunità missionarie laiche) cercarono un centro all’estero dove proseguire la fase di guarigione. E lo trovarono: prima in Vietnam, poi a Milano, al San Raffaele. Il tutto grazie all’aiuto e all’assistenza delle Cml e di CamToMe, una onlus meneghina; e all’interessamento del primario di Ematologia che ha anche reso possibile il sostegno per cure per aiuti umanitari. Taglio corto sui dettagli: basti sapere che attorno a Ranon si era costruita una fitta rete di aiuto e amicizia. Che lo ha supportato in tutto il periodo di cure in Italia, fino a quando, a settembre 2009, Ranon ha fatto il trapianto autologo di midollo osseo, ultima tappa di un cammino coraggioso.
Guarigione. Sì. Ranon è guarito dalla leucemia. Ecco la sua seconda nascita: con il 2010 Ranon è nato alla vita una seconda volta. Ha sconfitto il suo male e ha ricominciato a vivere, a sognare. E’ venuto alla luce passando da un tunnel ben più stretto di quello del grembo materno. E’ tornato in Cambogia ma quel periodo vissuto in Italia, anche se in ospedale, lo aveva segnato profondamente. “Mi sono appassionato all’arte italiana”, racconta timidamente. In realtà quello di Ranon è un talento naturale: “Disegnare mi è sempre piaciuto molto, sapevo di essere bravo. E quando tornai in Cambogia dopo le cure in Italia dissi a Paola (una delle missionarie della comunità Cml, ndr) che avrei voluto tornare e studiare”. E così ha fatto. Sempre grazie all’interessamento delle Cml e di CamToMe è riuscito a trovare una borsa di studio e a iscriversi a Brera, passando anche il test d’ingresso.
Dalla Cambogia, all’Italia, fino a Brera, uno dei più importanti istituti d’arte dello Stivale, passando dal Vietnam e dalla leucemia. Con l’inizio dell’Università Ranon è nato una terza volta, ha iniziato a scrivere un altro avvincente e totalmente nuovo capitolo della sua giovane vita. Che ora prosegue, tra un trenta e l’altro sul libretto universitario (perché Ranon, vedere le immagini per credere, è davvero un talento con la matita in mano), tra un libro in italiano e l’altro (le lezioni e gli esami teorici sono per lui l’ostacolo più grande) e tra Legnano e Cinisello Balsamo, ovvero tra la casa delle Cml e quella di padre Mario Ghezzi, missionario cinisellese oggi in Cambogia (Ranon è il “terzo figlio” dei genitori di padre Mario che lo ospitano e lo assistono quotidianamente).
Credo che una persona così sia una ricchezza per chi lo incontra. E credo anche che Ranon possa essere capace, molto più di altri, di rinascere ancora nella sua vita: magari per la quarta volta, o anche per la quinta. Scavalcando le difficoltà che la vita gli metterà davanti, affrontando con coraggio i dubbi e le incertezze e aggirando con agilità gli enormi punti di domanda che gli si pareranno di fronte. Dovrà crescere, certo; dovrà scegliere, altrettanto vero. Ma lo saprà fare perché in verità lo ha già fatto. Lui che con la matita in mano si sta disegnando una vita bellissima, fatta di luci e ombre, di dettagli e anche di errori da cancellare e correggere.
Ps: quelle postate qui sopra sono solo alcune delle opere realizzate da Ranon. Se volete dare un occhio anche al resto, chiedetegli l’amicizia su Facebook.
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